mercoledì 18 giugno 2014

Mariotti‭ ‬difatti nel suo intendere l‭’‬arte si trova conteso tra l'emotività e l‭’‬assoluta irrazionalità del gesto e un sentimento più controllato e perfezionista

L‭’‬essenza creativa di‭ ‬Stefano Mariotti

Esuberante nella voglia di produrre,‭ ‬curioso,‭ ‬disinvolto e sciolto nella libertà di
espressione,‭ ‬a tratti inquieto,‭ ‬appare lo spirito che anima l‭’‬inesauribile creatività
di Stefano Mariotti.‭ ‬Complesso da definire,‭ ‬difficile da spiegare a chi non ha visto
in prima persona una sua opera,‭ ‬esso affascina con la comunicativa avvolgente
del suo messaggio estetico.‭ 
‬Una pittura ancora in pieno divenire e sicuramentesuscettibile di ulteriori sviluppi,‭ ‬ma già assolutamente stimolante,‭ ‬che diventa puro tormento creativo,‭ ‬inappagato,‭ ‬se non liberato durante la messa in opera di ogni lavoro.‭
‬Mariotti‭ ‬difatti nel suo intendere l‭’‬arte si trova conteso tra l'emotività
e l‭’‬assoluta irrazionalità del gesto e un sentimento più controllato e perfezionista.
Da questa apparente antitesi,‭ ‬nonché principale motivo di fascino di questi
lavori,‭ ‬nasce la prima opera ufficiale,‭ ‬non a caso intitolata,‭ ‬Grande ordine e caos.


Un grande monocromo nero su tavola in cui campeggia una geometrica griglia di
filati:‭ ‬le originali tessiture di Mariotti,‭ ‬senza dubbio il maggiore elemento di riconoscibilità di questo percorso,‭ ‬che‭ ‬fin dagli esordi risultano la base di questa
ricerca capace di dare forma a una essenza creativa in continuo rinnovamento.
Le tessiture infatti hanno subito interessanti evoluzioni e se inizialmente si fermavano alla funzione espressiva e cromatica,‭ ‬visto‭ ‬che esse stesse,‭ ‬colorate,‭ ‬rappresentavano la componente tonale,‭ ‬nel tempo iniziano a staccarsi sempre di più
dalla superficie del quadro definendo in opere come‭ ‬Lichaena Phleas

‭‬un nuovo e puro spazio estetico in cui regolari ragnatele tagliano l‭’‬aria della regione extrapittorica per creare eterni giochi di luce e di ombra,‭ ‬di pieni e di vuoti.
Con queste prime esperienze siamo già dinnanzi a un linguaggio totalizzante, capace di coinvolgere e di sollecitare ogni senso umano.‭ ‬Tuttavia nell‭’‬ormai conquistata tridimensionalità Stefano Mariotti compie un'ulteriore evoluzione e
pervaso da un impellente bisogno di gestualità invade le superfici,‭ ‬frastagliandole, con una materia che si fa vertiginosa colatura.‭ ‬
Siamo agli inizi del‭ ‬2010, quando si apre la stagione‭ ‬dei monocromi.‭ 
‬Fase in cui opere come‭ ‬Nel ventre di
mia madre‭ ‬e‭ ‬La nascita‭ ‬diventano l‭’‬emblema pittorico di un‭’‬analisi che sempre
più si affina verso un approfondimento formale in cui la luce è parte integrante del quadro...(continua) Critica di Barbara Angiolini

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