Non è giusto dire che ho fatto questo quadro nel 2011 per due ragioni: la prima perché l'ho dipinto in stretta collaborazione con il mio amico Duccio Cao e la seconda perché ultimamente l'ho rivisto e corretto e, quindi, il risultato finale che oggi vedete non è più, a tutti gli effetti, quello del 2011.
La storia di questo lavoro è molto interessante: avevo aderito al progetto del primo Vin-Art di Fiesole anche perché lo organizzava la Galleria del Teatro Romano ( anch'essa di Fiesole ) che all'epoca mi promuoveva e, naturalmente, il tema dei lavori doveva essere sul vino.
Essendo io un pittore che tende all'informale, lavorare su un tema così specifico mi pareva una forzatura per quello che intendevo ed intendo ancora per arte, quindi chiamai un mio vecchissimo amico restauratore, Duccio Cao appunto, per vedere se mi chiarivo un po' le idee.
In una bellissima serata ad un' enoteca ( luogo adattissimo per quello specifico scopo ) buttammo giù quest'idea e cioè di fondere l'antichissima tecnica di doratura delle tavole di Cennino Cennini ( XV secolo ) con un'idea più moderna di pittura, ma, sopratutto, di fare detto lavoro insieme.
Il risultato, più che soddisfacente, fu però funestato da diversi piccoli inconvenienti: la lunghezza del processo di doratura, l'odore nauseabondo delle colle naturali e, per ultimo, il peggiore di tutti, l'imbarcamento della tavola. Quando alla fine di un lavoro come questo una tavola si imbarca ci resti veramente di stucco... ma come avevamo calcolato tutto tranne l'effetto delle colle umide sul legno.
Insomma qualcosa lo avevamo sbagliato, quindi ci restava un'unica soluzione: sentire un bravo corniciaio e pregarlo di fare il lavoro in tempo da record, anche perché mancano solo due giorni alla mostra. Il corniciaio ci risolse il problema con una cornice che al tempo stesso rimetteva la tavola in asse e così potemmo partecipare alla mostra.
Questo successe nel 2011, poi il quadro ritornò nel mio studio e lì rimase fino a pochi giorni fa, quando, riguardandolo per l'ennesima volta, decisi di cambiarlo radicalmente.
Siccome non esistono foto del lavoro del 2011, cercate di immaginare l'opera invasa da fili multicolore che affogavano la tavola di troppe cromie e la cornice salvifica di color nero.
Quello che a me non tornava era che una tavola dorata con una tecnica così antica non fosse visibile per troppa ricchezza di materia... insomma dovevo semplificare il quadro.
Così questo è l'ultimo risultato: la tavola si vede, i fili che definiscono il carattere cinetico del mio lavoro spariscono perché delle stesso colore del fondo, ma se colpiti dalla luce creano ugualmente le ombre e la cornice, ora dorata a pennello, si fonde con il quadro e non lo contrasta più.
In ultimo ringrazio la mia signora Reghina che mi ha suggerito di renderlo tutto d'oro.
Che dire di più... se non era per Duccio e Reghina questo lavoro non sarebbe mai nato.
domenica 28 dicembre 2014
lunedì 1 dicembre 2014
I colori ci entrano dentro, scavano nel nostro io più
profondo, accordando l’ anima alle loro vibrazioni.
Ognuno di noi ha un colore personale e quando la nostra psiche
si veste di una particolare cromia trova un completamento inaspettato.
Nel suo “Tempio dell’arte” Mariotti tenta di solleticare lo
spettatore, proponendogli un viaggio che va oltre al dipinto stesso.
Con l’uso del monocromo o di due sole cromie, esalta questo
gioco fra ciò che si vede e la nostra psicologia, ma c’è di più perché i fili che
completano le otto tele del suo lavoro o celano alla vista la stessa superficie
dipinta, creandone una nuova sopra, oppure la completano con una fittissima
rete di ombre di riporto che si inseguono l’un con l’altra.

I lavori più grandi invece rappresentano i quattro elementi
della natura e cioè l’acqua, l’aria, il fuoco e la terra, però con una
particolarità, perché non avendo nessun titolo scritto, lasciano libero lo
spettatore di scegliere il suo elemento e di accostarlo alla sua cromia
simbolo.
Il viaggio che Mariotti ci vuole far compiere è così tanto a
ritroso nel tempo che la stessa realtà è in formazione.
È una porta ideale che una volta aperta ci fa scrutare
dentro noi stessi per scoprire il valore che diamo al semplice concetto di
Natura, che per lo stesso autore è l’unico vero
“Tempio” da venerare e onorare.
L’opera di Mariotti è quindi un ideale confine in bilico fra
psicologia e spiritualità, un vero e proprio tempio e quindi anche un “Tempio
dell’arte”.
sabato 29 novembre 2014
Asta di Beneficenza pro IHP
... è stato un onore donare un mio lavoro all'associazione IHP perchè amo profondamente sia la Natura ( che considero l'unico vero tempio che debba essere onorato con tutte le sue forze ) che gli animali.
Sono stato poi avvisato che il 15 novembre, al Porcellino Art Gallery, faranno un'altra mostra con i lavori invenduti dalla precedente asta di beneficenza. Ecco, sarò sincero, quello che spero è che il mio quadro non ci sia più e che se lo goda un qualche collezionista in casa sua ma, ad esser sinceri, amerei rivederlo ancora una volta... per ora mi accontento di questo video che è molto bello e che mi ha reso un gran bel servizio... grazie di cuore
http://www.trypode.net/horse-utopia/
Sono stato poi avvisato che il 15 novembre, al Porcellino Art Gallery, faranno un'altra mostra con i lavori invenduti dalla precedente asta di beneficenza. Ecco, sarò sincero, quello che spero è che il mio quadro non ci sia più e che se lo goda un qualche collezionista in casa sua ma, ad esser sinceri, amerei rivederlo ancora una volta... per ora mi accontento di questo video che è molto bello e che mi ha reso un gran bel servizio... grazie di cuore
http://www.trypode.net/horse-utopia/
venerdì 28 novembre 2014
mercoledì 12 novembre 2014
Stefano Mariotti, attraverso le sue tessiture colorate, si insinua con energia cercando di toccare nel profondo la sensibilità del pubblico. E’ intrigante e curioso il suo intreccio di fili che con maestria arriva a dissolversi lungo estese linee di cotone e lana, che magicamente attraverso l’intreccio di colori vibrano sulla tela, riflettendo la loro immagine come in uno specchio, lo specchio dell’io, proprio di ogni osservatore concentrato a proiettarsi nell’opera di Mariotti.
Il tempio dell’arte contemporanea
Ricerca, sperimentazione e tecnica nella produzione del contemporaneo
Più volte ci chiediamo cosa l’arte contemporanea voglia trasmettere, cosa gli artisti con le loro opere desiderano comunicare al mondo; e’ facile soffermarsi davanti ad un’opera d’arte, provare ammirazione o rimanere totalmente indifferenti o addirittura stupefatti; talvolta risulta difficile capirne il messaggio profondo che spesso si cela dietro la tecnica, alle volte semplice, povera, alle volte ricchissima, curata, colorata.
Il tempio nel quale confluiscono tutte le
arti, nella mostra del Salone del Restauro l’arte contemporanea, come
gesto e stile, racchiude in sé un percorso vivente di lavori realizzati
nel corso della storia; tutto prende forma e corpo, modellandosi e
apparendo secondo la sua natura o secondo l’impatto emozionale che muove
dentro colui che si sofferma ad osservare.
Il tempio dell’arte dove si concentrano i ricordi, i gesti, gli esperimenti che hanno segnato e sottolineano il tempo, lasciando integri slogan o messaggi propri della nostra civiltà passata e presente, proiettata nel futuro, fotocopia e riproduzione di un qualcosa che già è stato, che già è memoria. Nel tempio si conservano la laicità e la sacralità della civiltà umana e non solo.
I cavalieri di Paolo Staccioli sono un emblema della nostra archeologia, custodia di segni e simboli: personaggi che da lontano, come in un film fiabesco, varcano i mari ed il tempo, invadendo con imperiosa prepotenza la società contemporanea costretta a lasciare spazio a cavalieri statuari che nelle loro ‘vesti di bronzo’ si muovono silenziosamente, lasciando stupefatto l’osservatore.
Anche Fiorella Noci rende memoria all’arcano attraverso l’essere vegetale: la vita non è solo umana. Piante, arbusti, frutti riesumati si uniscono in una grande danza che dolcemente dà rigore, raffinatezza e luce agli imponenti totem; totem del passato, attualizzati, che si profilano nello spazio come grandi steli, simbolo autentico della morte della natura e di tutti quegli oggetti che l’uomo nel tempo ha usato e messo da parte; oggetti apparentemente inutili, ormai senza vita e corpo, la cui anima lascia un segno visibile e rinnovato nell’opera di Fiorella.
‘Ogni cosa è transitoria anche se rimane memoria’, e Ignazio Fresu lo ricorda in maniera impeccabile nelle sue monumentali installazioni, dove la bellezza dell’effimero cerca di ingannare il tempo. Il passato viene ricostruito e restaurato, torna a nuova vita con il suo aspetto di vissuto, usato, svestendosi dei colori della cenere e del buio e ricoprendosi di luce bianca e smalto laccato, quasi a voler identificarsi con un nuovo ruolo ed una nuova anima più contemporanea; l’osservatore è stimolato ad immaginarsi la scena del ‘passato perfetto’ , imbattendosi nel presente segnato dal tempo, ricostruito e coperto di un ‘nuovo vestito’.
Stefano Mariotti, attraverso le sue tessiture colorate, si insinua con energia cercando di toccare nel profondo la sensibilità del pubblico. E’ intrigante e curioso il suo intreccio di fili che con maestria arriva a dissolversi lungo estese linee di cotone e lana, che magicamente attraverso l’intreccio di colori vibrano sulla tela, riflettendo la loro immagine come in uno specchio, lo specchio dell’io, proprio di ogni osservatore concentrato a proiettarsi nell’opera di Mariotti.
Nella semplicità e nella consapevolezza della perdita della bellezza del passato, che grazie al restauro torna viva, si concentra il lavoro di Luca Federici e Giovanna Sparapani, nelle cui opere l’imprevedibile fenomeno del terremoto, con una istantanea azione, abbatte il tempo e la riflessione, portandosi via la nostra storia. Apparentemente cosa rimane? Il ricordo, l’immagine talvolta compassata che chiede aiuto, poi arricchita, messa a nudo e valorizzata dall’artista fotografo. I colori rispecchiano il dramma: il nero, il grigio, l’argento vengono avvolti da una luce bianca, oro, e dai colori: le immagini di Federici e Sparapani prendono corpo attraverso l’utilizzo di carta pregiata e di squarci coloristici che rimangono inerti nella fotografia, ma hanno la capacità di travolgere e far immergere nei pensieri più sconfinati.
Certi che l’arcano del passato è presente e si cela dietro ogni opera d’arte, lasciando vicino a sé la fuliggine della storia che può ricomporsi solo grazie al lavoro dell’artista, maestro del rinnovamento e della bellezza che spesso risorge, possiamo decidere di immergerci nel vortice delle emozioni: sensazioni fluttuanti che destano curiosità.
Francesca Roberti
Ricerca, sperimentazione e tecnica nella produzione del contemporaneo
Più volte ci chiediamo cosa l’arte contemporanea voglia trasmettere, cosa gli artisti con le loro opere desiderano comunicare al mondo; e’ facile soffermarsi davanti ad un’opera d’arte, provare ammirazione o rimanere totalmente indifferenti o addirittura stupefatti; talvolta risulta difficile capirne il messaggio profondo che spesso si cela dietro la tecnica, alle volte semplice, povera, alle volte ricchissima, curata, colorata.
Installazione pittorica ' Il tempio dell' Arte ' di Stefano Mariotti (part.) |
Il tempio dell’arte dove si concentrano i ricordi, i gesti, gli esperimenti che hanno segnato e sottolineano il tempo, lasciando integri slogan o messaggi propri della nostra civiltà passata e presente, proiettata nel futuro, fotocopia e riproduzione di un qualcosa che già è stato, che già è memoria. Nel tempio si conservano la laicità e la sacralità della civiltà umana e non solo.
I cavalieri di Paolo Staccioli sono un emblema della nostra archeologia, custodia di segni e simboli: personaggi che da lontano, come in un film fiabesco, varcano i mari ed il tempo, invadendo con imperiosa prepotenza la società contemporanea costretta a lasciare spazio a cavalieri statuari che nelle loro ‘vesti di bronzo’ si muovono silenziosamente, lasciando stupefatto l’osservatore.
IV Salone dell' arte e del restauro |
Anche Fiorella Noci rende memoria all’arcano attraverso l’essere vegetale: la vita non è solo umana. Piante, arbusti, frutti riesumati si uniscono in una grande danza che dolcemente dà rigore, raffinatezza e luce agli imponenti totem; totem del passato, attualizzati, che si profilano nello spazio come grandi steli, simbolo autentico della morte della natura e di tutti quegli oggetti che l’uomo nel tempo ha usato e messo da parte; oggetti apparentemente inutili, ormai senza vita e corpo, la cui anima lascia un segno visibile e rinnovato nell’opera di Fiorella.
‘Ogni cosa è transitoria anche se rimane memoria’, e Ignazio Fresu lo ricorda in maniera impeccabile nelle sue monumentali installazioni, dove la bellezza dell’effimero cerca di ingannare il tempo. Il passato viene ricostruito e restaurato, torna a nuova vita con il suo aspetto di vissuto, usato, svestendosi dei colori della cenere e del buio e ricoprendosi di luce bianca e smalto laccato, quasi a voler identificarsi con un nuovo ruolo ed una nuova anima più contemporanea; l’osservatore è stimolato ad immaginarsi la scena del ‘passato perfetto’ , imbattendosi nel presente segnato dal tempo, ricostruito e coperto di un ‘nuovo vestito’.
Stefano Mariotti, attraverso le sue tessiture colorate, si insinua con energia cercando di toccare nel profondo la sensibilità del pubblico. E’ intrigante e curioso il suo intreccio di fili che con maestria arriva a dissolversi lungo estese linee di cotone e lana, che magicamente attraverso l’intreccio di colori vibrano sulla tela, riflettendo la loro immagine come in uno specchio, lo specchio dell’io, proprio di ogni osservatore concentrato a proiettarsi nell’opera di Mariotti.
Nella semplicità e nella consapevolezza della perdita della bellezza del passato, che grazie al restauro torna viva, si concentra il lavoro di Luca Federici e Giovanna Sparapani, nelle cui opere l’imprevedibile fenomeno del terremoto, con una istantanea azione, abbatte il tempo e la riflessione, portandosi via la nostra storia. Apparentemente cosa rimane? Il ricordo, l’immagine talvolta compassata che chiede aiuto, poi arricchita, messa a nudo e valorizzata dall’artista fotografo. I colori rispecchiano il dramma: il nero, il grigio, l’argento vengono avvolti da una luce bianca, oro, e dai colori: le immagini di Federici e Sparapani prendono corpo attraverso l’utilizzo di carta pregiata e di squarci coloristici che rimangono inerti nella fotografia, ma hanno la capacità di travolgere e far immergere nei pensieri più sconfinati.
Certi che l’arcano del passato è presente e si cela dietro ogni opera d’arte, lasciando vicino a sé la fuliggine della storia che può ricomporsi solo grazie al lavoro dell’artista, maestro del rinnovamento e della bellezza che spesso risorge, possiamo decidere di immergerci nel vortice delle emozioni: sensazioni fluttuanti che destano curiosità.
Francesca Roberti
martedì 28 ottobre 2014
'Le Tessiture' di Stefano Mariotti per ancora pochi giorni a Ferrara
La personale di Stefano Mariotti ' Tessiture' a cura di Francesca Mariotti e Silvia Greggio, ancora per pochi giorni sarà ospitata al L' Altrove di Ferrara. Chi non ha avuto la possibilità di visitare la mostra, ha tempo fino a Giovedì 30 Ottobre!
Una mostra emozionante, interattiva, coinvolgente non solo per la particolarità dei materiali ( fili, chiodi, terre ) tramite i quali Mariotti esprime la sua percezione del mondo, ma anche per le tematiche trattate ( Il ciclo della vita , Eros e Thanatos) etc.
Il visitatore sarà inondato di sensazioni inaspettate, date dalla scelta dei colori e dai fondi materici lavorati con passionalità, per ritrovarsi a dialogare coi quadri attraverso la mutazione del punto di osservazione.
La ricerca di Stefano esce dai confini del percepito per invadere quelli della pura astrazione, che lo porterà a provare diversi modi espressivi fino a stabilire un rapporto quasi amoroso con l'arte cinetica degli anni '70 e la ricerca materica dello stesso periodo. Focalizza la sua attenzione artistica nello studio dell' ombra tramite la materia. L'uso dei fili serve a questo proposito, creando un dialogo in costante tramutazione tra l'ombra e la luce e tra lo spettatore e l'opera, portandolo a realizzare dipinti - installazioni, o tessiture, come li ama definire.
Sempre aperto allo scambio artistico e alle collaborazioni innovative, prosegue con la sua ricerca di pittura interattiva, trattando temi di attualità di filosofia e spiritualità. I suoi lavori si distinguono dal perfezionismo delicato, quasi maniacale, dal carico emotivo, delle volte violento e dal risultato estetico profondamente elegante.
![]() |
Personale di Stefano Mariotti ' Tessiture' al L'Altrove di Ferrara |
Il visitatore sarà inondato di sensazioni inaspettate, date dalla scelta dei colori e dai fondi materici lavorati con passionalità, per ritrovarsi a dialogare coi quadri attraverso la mutazione del punto di osservazione.
La ricerca di Stefano esce dai confini del percepito per invadere quelli della pura astrazione, che lo porterà a provare diversi modi espressivi fino a stabilire un rapporto quasi amoroso con l'arte cinetica degli anni '70 e la ricerca materica dello stesso periodo. Focalizza la sua attenzione artistica nello studio dell' ombra tramite la materia. L'uso dei fili serve a questo proposito, creando un dialogo in costante tramutazione tra l'ombra e la luce e tra lo spettatore e l'opera, portandolo a realizzare dipinti - installazioni, o tessiture, come li ama definire.
Sempre aperto allo scambio artistico e alle collaborazioni innovative, prosegue con la sua ricerca di pittura interattiva, trattando temi di attualità di filosofia e spiritualità. I suoi lavori si distinguono dal perfezionismo delicato, quasi maniacale, dal carico emotivo, delle volte violento e dal risultato estetico profondamente elegante.
martedì 21 ottobre 2014
Mariotti si dimostra, insomma, un artista che ama suscitare, in chi ammira le sue opere, una riflessione personale, in un “dialogo” che completi l’interpretazione.
Stefano Mariotti in mostra a l’Altrove
Uno stile che richiama lo spazialismo di Lucio Fontana, opere che celando invitano a vedere oltre. La personale “Tessiture” di Stefano Mariotti, in mostra presso lo Spazio d’Arte l’Altrove di via De’ Romei, 38 a Ferrara, è la penultima proposta espositiva del progetto “Tensioni e paradossi”.Stefano Mariotti con Andrea Musacci |
L’artista fiorentino presenta una serie di opere eseguite dal 2010 fino a quest’anno, tappe di un percorso nel quale passa da un uso più variegato dei colori ad uno stile più monocromo, e ad un uso diverso dei chiodi (sui quali tendere i fili), funzionale al gioco luce-ombra. Riflessione emblematica di questo pittore, il suo “ciclo della vita”, che inizia “Nel ventre della madre”, si conclude “Nel ventre della terra” e attraversa la nascita, il sangue della sessualità, il turbinio della crescita, le canizie, la morte.
Dittico ' Nel Ventre della Terra / La Nascita' |
La mostra sarà visitabile fino al 30 ottobre nei seguenti orari: da martedì a venerdì dalle 17 alle 20, mercoledì e giovedì dalle 10.30 alle 13.30, sabato su appuntamento.
Andrea Musacci
Pubblicato su la Nuova Ferrara il 21 ottobre 2014
fonte : https://andreamusaccifreelance.wordpress.com/2014/10/21/stefano-mariotti-in-mostra-a-laltrove/
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