I colori ci entrano dentro, scavano nel nostro io più
profondo, accordando l’ anima alle loro vibrazioni.
Ognuno di noi ha un colore personale e quando la nostra psiche
si veste di una particolare cromia trova un completamento inaspettato.
Nel suo “Tempio dell’arte” Mariotti tenta di solleticare lo
spettatore, proponendogli un viaggio che va oltre al dipinto stesso.
Con l’uso del monocromo o di due sole cromie, esalta questo
gioco fra ciò che si vede e la nostra psicologia, ma c’è di più perché i fili che
completano le otto tele del suo lavoro o celano alla vista la stessa superficie
dipinta, creandone una nuova sopra, oppure la completano con una fittissima
rete di ombre di riporto che si inseguono l’un con l’altra.
Le quattro tele più piccole, titolate “Accessi”, sono quasi
soffocate dal cotone intrecciato che lo stesso autore chiama “Tessitura”, ma
dal foro privo di fili nasce come una galassia in formazione.
I lavori più grandi invece rappresentano i quattro elementi
della natura e cioè l’acqua, l’aria, il fuoco e la terra, però con una
particolarità, perché non avendo nessun titolo scritto, lasciano libero lo
spettatore di scegliere il suo elemento e di accostarlo alla sua cromia
simbolo.
Il viaggio che Mariotti ci vuole far compiere è così tanto a
ritroso nel tempo che la stessa realtà è in formazione.
È una porta ideale che una volta aperta ci fa scrutare
dentro noi stessi per scoprire il valore che diamo al semplice concetto di
Natura, che per lo stesso autore è l’unico vero
“Tempio” da venerare e onorare.
L’opera di Mariotti è quindi un ideale confine in bilico fra
psicologia e spiritualità, un vero e proprio tempio e quindi anche un “Tempio
dell’arte”.
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